Kingdom Hearts, una magia sottovalutata

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KH è uno dei titoli più originali ed affascinanti della precedente generazione, un action-rpg targato mamma square. Nonostante sia riuscito ad entrare nelle grazie di una buona fetta di utenti, che sono diventati fan assetati di sangue sequel, non è stato purtroppo un titolo (o una saga?) ad aver segnato record di vendita come si sarebbe meritato.

Il deterrente che non ha permesso a tanti amanti degli rpg, e perfino di Final Fantasy, di avvicinarsi a questo titolo è stato il pregiudizio: personaggi Disney = gioco da bambini = manco lo provo. La fusione con i classici Disney in effetti porta il gioco verso uno stile fiabesco, creando un’atmosfera a tratti surreale che si contrasta con il lato tetro degli antagonisti. Se aggiungiamo a questo particolare contesto una base rpg, combattimento action in tempo reale e la mano inconfondibile di mamma square otteniamo un titolo più unico che raro.

La storia vede protagonista Sora, un giovane che vive su un’isola con i suoi amici Riku e Kairi. Non è chiaro perché siano li, perché siano soli e come facciano ad avere vestiti così elaborati e nipponeggianti se perfino recuperare una noce di cocco richiede dedizione. Tutto sarà via via spiegato quando un evento a dir poco bizzarro li catapulta in un altro mondo, dove realtà e fantasia Disney si mischiano per creare un mondo minacciato dall’oscurità e dagli heartless. Sora è il prescelto (ma neanche troppo!) che può maneggiare il keyblade, arma capace di fermare l’oscurità e riportare la luce, il tutto con l’aiuto degli amici Goofy e Donald.

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Beh l’inizio non è di più originali, man mano però la trama diventa più articolata e matura di quanto ci si aspetterebbe. Il gameplay è vario e dinamico, costringe il giocatore a sapere esattamente cosa sta facendo e in che tempismo farlo se non vuole giungere al game over nel giro di qualche secondo. Il sistema di sviluppo è figlio di pinal e risulta molto ben bilanciato dall’inizio alla fine, non solo nelle abilità di combattimento ma anche in quelle fisiche che permetteranno a Sora di raggiungere zone prima inaccessibili attraverso salti, planate e molto altro.
La sapiente crescita del personaggio fa in modo che si debba ripercorrere zone già esplorate per ottenere nuove oggetti, abilità o bonus ed è uno dei più grandi pregi del gameplay: unire la semplice magia Disney con la complessità di un gioco di ruolo adulto.
Ovviamente non mancano segreti, missioni secondarie, equipaggiamenti speciali e nemici opzionali che richiederanno un impegno nettamente maggiore e una mente esperta per superare ogni sfida senza soccombere.

Kingdom Hearts è senza dubbio un titolo dalle alte vette qualitative, ma che può benissimo non piacere per via dello stile particolare. Io lo giocai appena uscito tanti anni fa e ne ho un bellissimo ricordo, è uno di quei titoli che ogni tot anni vanno rigiocati per appagare le voglie nostalgiche. Non so bene cosa dovrebbe essere questo articolo, forse è solo un mio piccolo angolo nel quale voglio condividere il mio pensiero su una piccola perla del passato. 🙂

“Jafar sono incastrato!”
“Piantala!”

2 Risposte to “Kingdom Hearts, una magia sottovalutata”

  1. Daniele Says:

    Che nostalgia…
    Se solo riuscissero a creare titoli anche solo lontanamente simili a questi capolavori per console di nuova generazione..
    Per quello che mi riguarda la magia è finita con Final X..
    Dopo quello nessun altro gioco è più riuscito ad entrarmi nel cuore..
    Tante volte mi chiedo se dipenda veramente dai titoli in sè e dalla loro bellezza o è solamente una questione di età..
    Li vedevamo e vivevamo con altri occhi o nessuno è più riuscito a racchiudere nei videogiochi tante emozioni?
    Mah!

    Complimenti per gli articoli comunque, tutti molto belli e…purtroppo.. fanno tanta nostalgia che a volte faccio fatica a leggerli per quanto mi rattristino..

    • MasterPJ Says:

      Io credo sia entrambe le cose. Da piccoli si affrontano i giochi con un altro spirito, ma a questo aggiungi che oggettivamente alcuni erano fatti così bene da far mangiare vagonate di letame anche ai recenti titoli con la graficona.


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